Questo libro non è la mia storia personale,ma il racconto di “un’ avventura” che inizialmente coinvolse 15 persone ed ora è arrivata a contarne 200 , tra ingegneri, tecnici, impiegati e collaboratori vari.Senza il contributo di queste persone oggi lo Studio Lotti non sarebbe un laboratorio di idee e progetti che ha nel curriculum opere sparse nei quattro continenti. E che ha dato il suo contributo a risolvere problemi sociali che assillano molti Paesi: fame, sete, fabbisogno di energia, debito estero, mercati impari, calamità naturali, mutamenti di clima.

Ripercorrere e soprattutto tracciare su carta la strada che i miei “avi hanno asfaltato” è stato particolarmente gratificante per me e per la mia famiglia. Ho ricevuto un riscontro estremamente significativo anche dai miei figli i quali erano completamente allo scuro delle difficoltà e dei conflitti di un mondo del lavoro ormai scomparso. Una cosa mi hanno detto, per la quale posso vedere il futuro con ottimismo …. “Oggi come allora la differenza la fanno gli uomini e le donne, la loro volontà, la loro caparbietà, la loro capacità di guardare oltre mettendo passione in ciò che si desidera fare” …. questo è il semplicissimo segreto!

Col tempo mi sono accorto che le vicende del caffè Fiorio non riguardavano solo la mia vita privata, ma quella di tutta la città. Sapevo della sua lunga storia, ma -incuriosito dalle domande di tanti avventori curiosi e affezionati-cominciai ad approfondire vari aspetti. Scoprii di non aver acquistato un caffè, ma un patrimonio di tutta Torino,un luogo che dal 1780 sfida i secoli e nel contempo ne è testimone.Il Fiorio non appartiene solo a me, ma a tutte le persone che lo frequentano per sentirsi in un luogo familiare dove ciascuno sta bene con se stesso e con gli altri. Ecco perché credo che queste pagine-da sfogliare con leggerezza d’animo e da conservare nel tempo, sono molto di più di un semplice omaggio al nostro caffè.

Perché ho sentito il desiderio di scrivere la storia del Caffè Miani, già Zucca, ora Camparino? Da qualche tempo ero sollecitato da domande e da ricordi dei clienti. Così ho cercato di conoscere meglio questo Caffè che è stato per quasi 150 anni parte viva della vita di Milano. Mi hanno aiutato tre grandi giornalisti Orio Vergani e il figlio Guido che hanno ricostruito la storia del Campari e del Camparino , Gaetano Afeltra che come amico, più che giornalista ha scritto la storia di mio suocero, un Uomo del Sud, venuto “dalla Puglia a Milano per diventare inglese”. Ne è uscito un piccolo gioiello che i miei clienti hanno molto apprezzato.

Dentro questo libro di Aldo Lorenzi è rintracciabile uno schema molto semplice e convincente: far bene il proprio mestiere è una piccola filosofia trasferibile agli altri. È bella la vicenda qui raccontata, dalla valle degli arrotini, alla più elegante via di Milano per trasferire ai giovani “il senso dello scopo”, cioè di quello che si fa. Un progetto ambizioso. Lorenzi ci prova, con l’orgogliosa umiltà degli antichi artigiani e bottegai. Ne nasce un’amabile storia che nello stesso tempo è una dolce autobiografia e un manuale per l’uso intelligente del fabbricare e del commerciare.